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La SIMM in segno di solidarietà con i migranti, rispondendo ad un proposta che è circolata su internet, ha oscurato temporaneamente il proprio sito.

 

Dalla lettera dei docenti universitari contro il razzismo a sostegno del primo marzo: Dapprima in Francia, poi in Italia, in Spagna, in Grecia e in altri paesi europei, la giornata del primo marzo è stata proclamata “una giornata senza di noi” con l’intento da parte dei/delle migranti che vivono in questi paesi di far percepire, per un giorno, l’importanza della loro presenza economica e sociale sia attraverso lo sciopero sia attraverso altre forme di protesta come l'astensione dai consumi. Ispirata alla giornata del primo maggio del 2006, quando in varie città degli Stati Uniti i/le migranti privi/e di documenti di soggiorno erano riusciti/e a bloccare la vita economica e sociale di quelle città attraverso una massiccia astensione dal lavoro e fluviali manifestazioni in cui ricordavano a tutti che “We are America”, questa giornata ci sembra di particolare importanza anche per iniziare una necessaria riflessione sulle forme della nostra esistenza comune di cittadini/e e non cittadini/e, migranti e non.
... ...
“Come può esistere chi non esiste” è ... la domanda di fondo diventata sempre più impellente in Italia e generata da una forma pervasiva di razzismo istituzionale che permette e legittima forme di razzismo, intolleranza, xenofobia sociali che stanno ormai erodendo la vivibilità comune delle nostre città. O, meglio, come possono esistere tutti e tutte coloro che, pur essendo “attori della vita economica di questo paese”, con differenti dispositivi sono continuamente sospinti verso una presenza marginale e una vita non vivibile costellata di mille ostacoli (dai tempi biblici del rinnovo del permesso di soggiorno all’assenza di ogni possibilità di regolarizzazione, dagli innumerevoli modi in cui si elude il riconoscimento dello stato di rifugiato alle norme che entrano in modo discriminatorio nelle scelte di vita affettiva concedendo ai migranti “affetti di serie b”, sino ai mesi di detenzione previsti per chi non ha o ha perso il permesso di soggiorno e all’ultima proposta del “permesso di soggiorno a punti”)?
Aderiamo a questa giornata perché riteniamo che questa domanda coinvolga la vita di tutti e di tutte, migranti e non, studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici, disoccupati e disoccupate, in Italia così come nel resto d’Europa e in altri paesi del mondo. ...
Siamo più in generale convinti che soltanto cancellando il razzismo istituzionale e sociale come pratica quotidiana di sfruttamento sarà possibile costruire spazi di convivenza futuri.


  • Diario 1999: il giorno in cui gli immigrati lasciarono l'Italia.
  • Lettera dei docenti universitari contro il razzismo a sostegno del primo marzo, una giornata senza di noi
  • vedi www.primomarzo2010.it
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  • Nota Regione Lazio (08.02.2010)

Riepilogando nel Lazio sono pertanto previsti per i cittadini Rumeni, e per gli altri cittadini europei:

Soggiorno per periodi fino a tre mesi

Il comunitario può accedere alle prestazioni sanitarie urgenti e comunque necessarie esibendo la TEAM o, per i rumeni, certificato sostitutivo richiesto anche d’ufficio e valevole retroattivamente fino a tre anni. Le prestazioni sono erogate gratuitamente con il solo pagamento del ticket ove previsto.

Soggiorno per periodi superiori a tre mesi (iscrizione all’anagrafe)

Lavoratore autonomo o subordinato: ha diritto all’iscrizione al SSR
Familiare di lavoratore: ha diritto all’iscrizione al SSR
Studente: assicurazione privata o iscrizione volontaria al SSR alle stesse condizioni degli stranieri
Religioso: assicurazione privata o iscrizione volontaria al SSR alle stesse condizioni degli stranieri
Persona con risorse sufficienti: assicurazione privata o iscrizione volontaria al SSR alle stesse condizioni degli stranieri
Si ricorda che il possesso della TEAM in corso di validita' e' equivalente alla disponibilita' di assicurazione sanitaria in tutti i casi (es.: studenti o lavoratori distaccati) in cui il cittadino dell'Unione europea non intenda trasferire la residenza in Italia. In tali casi, sussiste comunque l'obbligo di registrazione anagrafica quando il soggiorno duri piu' di tre mesi. L'iscrizione puo' essere effettuata, se necessario, anche per periodi di durata superiore a un anno, salvo l'obbligo di revisione annuale.

  • Vedi: Circolare Ministero Interno (21 luglio 2009)

Soggiorno per periodi superiori a tre mesi privi di copertura sanitaria (non iscritti all’anagrafe)
Codice ENI (Europeo Non Iscritto – per le regioni che lo hanno previsto) dà diritto alle stesse prestazioni sanitarie dell’STP.

Norme regionali su cittadini dell'Unione Europea

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Più dell’80% degli italiani ritiene che anche gli immigrati irregolari devono avere accesso ai servizi sanitari pubblici: è quanto emerge da una indagine realizzata dal Censis. E’ d’accordo  l’86,1% dei residenti al Sud, il 78,7% al Centro, il 78,4% al Nord-Est e il 75,7% al Nord-Ovest. Dello stesso parere oltre l’85% degli italiani laureati, l’83,1% dei 30-44enni e più dell’85% dei residenti nelle città con 30 mila-100 mila abitanti. Il giudizio non cambia tra gli italiani più bisognosi di cure: l’83,9% di chi dichiara di avere una salute pessima auspica un’offerta sanitaria pubblica estesa anche per gli irregolari. Il 65,2% degli intervistati ritiene che la tutela della salute sia “un diritto inviolabile”, quindi “curare tutti è un atto di solidarietà irrinunciabile”. Risalendo la penisola diminuisce la quota di intervistati che parlano della salute come diritto irrinunciabile per tutti, mentre aumentano quelli convinti che occorre assicurare la sanità anche agli irregolari perché “altrimenti ci sarebbe il serio rischio di epidemie incontrollate”. La pensa così poco più del 12% dei residenti al Sud, il 15,4% al Nord-Ovest, il 15,8% al Nord-Est e oltre il 19% al Centro. Contrario il 20% degli italiani intervistati: poco più del 24% dei residenti al Nord-Ovest, del 24,8% delle persone con basso titolo di studio, di oltre il 24% di chi vive nelle grandi città, con più di 250 mila abitanti. Solo per il 13% degli intervistati, clandestini e irregolari non hanno diritto alla sanità perché non pagano le tasse; per poco più del 5% perché fanno aumentare in modo insopportabile i costi della sanità. (fonte Redattore Sociale: http://www.redattoresociale.it/)

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