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La Strategia nazionale Rom, Sinti e Caminanti (RSC), in attuazione della Comunicazione n.173/2011 della Commissione Europea, ha come obiettivo generale quello di promuovere la parità di trattamento e l’inclusione economica e sociale delle comunità RSC nella società, di assicurare un miglioramento duraturo e sostenibile delle loro condizioni di vita, di renderne effettiva e permanente la responsabilizzazione, la partecipazione al proprio sviluppo sociale, l’esercizio e il pieno godimento dei diritti di cittadinanza garantiti dalla Costituzione Italiana e dalle Convenzioni internazionali. Dopo la pubblicazione, a fine 2012, della Strategia nazionale RSC, per la sua attuazione è stata istituita una Cabina di regia politica costituita da rappresentanze delle Istituzioni centrali e da rappresentanze degli Enti regionali e locali, compresi i Sindaci di grande aree urbane e le stesse rappresentanze delle comunità Rom, Sinti e Caminanti presenti in Italia. La Cabina di regia, che si è avvalsa dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) come punto di contatto nazionale, ha preso in esame le esperienze pregresse e ha costituito quattro Tavoli tematici nazionali: Lavoro, Salute, Istruzione e Tavolo giuridico.

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Da oltre un anno la SIMM, insieme a varie organizzazioni, si sta impegnando nel chiedere una ridefinizione dei criteri di esenzione dal ticket per alcune fasce di popolazione particolarmente deboli: inoccupati stranieri e italiani, minori stranieri non accompagnati, minori figli di STP iscritti al SSR, ENI in condizione di fragilità sociale, comunitari e non in condizione di protezione sociale, e, in particolare, richiedenti protezione internazionale e rifugiati.

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L’anno che si è appena concluso sarà ricordato in particolare per oltre il milione di persone in fuga “dentro” l’Europa: 1.007.716 quelle arrivate via mare secondo l’UNHCR, 17% donne e il 25% bambini, e di questi oltre 850.000 sbarcati in Grecia. Lo ricorderemo anche per i quasi 3.800 morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo (circa 5.300 morti lungo le “vie di fuga” in tutto il mondo!!!); in particolare, di coloro che sono morti nel mare Egeo (quasi 800), il 25% erano bambini e il 5% aveva meno di due anni!!!!. In Italia il 2015 è l’anno dei 153.842 arrivati (14% donne, 11% minori) in 934 sbarchi (le persone sbarcate nel 2015 sono il 9% in meno rispetto al 2014; in totale 323.942 persone negli ultimi due anni) e di 103.972 accolti (tra tante polemiche e difficoltà) nelle diverse strutture d’accoglienza italiane: nei centri governativi 7.394 (CARA, CDA e CPSA), 76.683 nelle strutture temporanee (attivate dalle Prefetture) e 19.715 nella rete SPRAR (dati Ministero Interni al 31.12.2015). Il 13% delle persone accolte è in Lombardia, il 12% in Sicilia, l’8% per ciascuna delle regioni Lazio, Piemonte, Veneto e Campania; il 7% in Toscana e il 6% in Emilia-Romagna e Puglia. I minori non accompagnati accolti sono circa 11.000 (circa l’86% ha più di 16 anni). Le domande di protezione internazionale esaminate nel 2015, al 22 dicembre, sono state 66.266 (83% sulle domande presentate) e ne sono state accolte il 42% (5% status rifugiato, 15% protezione sussidiaria, 22% motivi umanitari). Gli “sbarcati” sono meno del 2,8% degli stranieri presenti in Italia (dati inizio 2015) che sono, 5.015.000 secondo l’Istat (residenti), 5.420.000 secondo l’Idos (residenti e regolarmente presenti), 5.800.000 secondo la stima dell’Ismu (realmente presenti); complessivamente gli stranieri sono intorno all’8,2% (Istat) – 9,5% (Ismu) sul totale dei residenti in Italia.

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