Un Report dell'Agenzia Ue per i diritti fondamentali (FRA), appena pubblicato, afferma che l'esclusione dalle cure mediche dei migranti irregolari, non è solo simbolo di un'umanità miope, è anche una scelta poco economica. Risulta infatti più costoso per le casse degli stati negare le visite mediche ai migranti irregolari e dover poi intervenire solo in situazioni di emergenza che non prevenire con le cure adeguate. L'analisi si focalizza in particolare sui casi clinici di ipertensione e cure prenatali in Grecia, Svezia e Germania. Un anno di accesso alle cure per l'ipertensione avrebbe portato un risparmio del 9% in Grecia e Germania e dell'8% in Svezia, considerando i costi degli interventi di urgenza. Su un arco temporale di cinque anni i risparmi sarebbero tra il 12% e il 13%, mentre su un trattamento lungo tutta la vita il risparmio salirebbe al 16%. Ciò sarebbe importante anche per la prevenzione di futuri attacchi di cuore e ictus. Anche sul fronte delle cure prenatali si otterrebbero dei risparmi prevenendo malattie o complicazioni che con un corretto trattamento prima della nascita del bambino si sarebbero potute evitare come ad esempio i costi aggiuntivi per i bambini che nascono sottopeso da donne che non hanno avuto un opportuno monitoraggio. Anche in questo caso in Germania e in Grecia si registrerebbero risparmi di circa il 48% che crescerebbero invece in Svezia arrivando al 69% nel corso di due anni di cure. Importante secondo la FRA è garantire non solo un'assistenza di emergenza ma l'accesso alle cure primarie: visite mediche, possibilità di ricevere medicine, seguire le madri nel periodo prenatale e anche post natale oltre che i nuclei familiari con piani di assistenza e consultori (tratto da un articolo di Irene Giuntella per il Sole24ore Sanità del 5 settembre 2015). L’Italia ha intuito tutto ciò da 20 anni ma bisogna costantemente difendere la lungimiranza di tale approccio.