Da inizio dicembre 2017, una stanzetta adiacente la stazione ferroviaria di Bardonecchia è diventata un centro di accoglienza, orientamento legale e soccorso sanitario.
Inizialmente aperta solo la notte, dopo che la sala d’attesa chiudeva poi anche di giorno.
In principio solo con medici ed infermieri affiancati da volontari “laici” (tra i quali alcuni soci SIMM), in seguito con la presenza fissa di mediatori. Una scrivania, qualche sedia, un computer, qualche branda e altri “letti” di fortuna, coperte, e soprattutto calze calde, scarponi, maglioni e pile, guanti, sciarpe, cappelli, pantaloni pesanti. E prime cure in caso di principio di assideramento o malesseri vari , cibo, accurate indicazioni sulla normativa, sui diritti, sui centri di accoglienza, sui rischi di rimpatrio se sorpresi a tentare di passare la frontiera a piedi, sui pericoli legati alla neve e al ghiaccio (dei quali non conoscono il peso e la durezza, ragazzi che spesso nemmeno hanno mai visto “le nuvolette” col loro fiato). Tutto questo grazie alla collaborazione tra l'associazione Rainbow for Africa (missione denominata Freedom Mountain), volontari locali e il comune di Bardonecchia .
Ogni giorno e ogni notte uomini, donne (spesso in gravidanza), famiglie (sovente con bambini), minori non accompagnati provano a superare il confine, a piedi, nella neve ghiacciata, vestiti in modo inadeguato (infradito o scarpette da passeggio, caviglie scoperte, abiti leggeri). Arrivano in modo autonomo o fermati dalla polizia italiana o respinti da quella francese perchè privi di documenti che consentano la libera circolazione in Europa, privi di biglietto di ritorno o di risorse economiche dimostrabili. Al momento sono state circa 1200 le persone accolte nella stanzetta. Spesso hanno permessi di asilo come rifugiati, ma in fase di rinnovo. Praticamente tutti non sanno che ne possono chiedere il rinnovo fino a 60 giorni prima della scadenza, vanno alla fine del periodo di validità e restano scoperti 1-2 mesi con in mano soltanto la ricevuta di rinnovo che non consente loro d i muoversi liberamente in Europa. Questo è l’errore più comune, anche il più triste perchè si sentono ingannati, non possono tornare da chi li aspetta…. Le nazionalità sono le più varie (Gambia, Senegal, Costa d’Avorio, Nigeria, Tunisia, Egitto, Marocco, Senegal, Pakistan, Kossovo…), in genere non hanno problemi sanitari cronici, sono arrivati in Italia, attraversando 1-2 a volte 6 paesi, da poco, ma anche da alcuni anni, ospiti di vari sistemi di accoglienza, lavorando in nero o addirittura regolari, cercano di andare in Francia o Spagna o Svezia o Finlandia o Germania per trovare lavoro, più raramente per ricongiungimenti. Talvolta sono stati già respinti, anche più di una volta. Alla risposta sui motivi di migrazione rispondono “lavoro”, ricongiungimento familiare”, ”problemi politici”, spesso, semplicemente ”vivere”.
Una notte purtroppo è arrivata una donna in pessime condizioni, in gravidanza, assistita prima al presidio poi portata tramite 118 in ospedale ed infine in una struttura ad alta specializzazione dove è stata curata, ma è morta poco dopo il parto di un bellissimo bimbo sano . Circa un mese dopo una guida alpina francese è stata accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver soccorso una famiglia con due bimbi piccoli, nella tormenta, scoprendo inoltre che la donna era in travaglio . In seguito a questo è nata la campagna “Soccorrere non è un crimine”. Si tratta di un’iniziativa su base volontaria, multidisciplinare, che coniuga l’umanità dei volontari laici alla professionalità dei mediatori, degli avvocati, dei medici e degli infermieri a la generosità di chi porta the caldo, cibo e vestiti.
Maggiori informazioni disponibili ai seguenti link:
Da Bardonecchia a Briançon, in viaggio con i migranti sulle Alpi (Internazionale)
Nevica ancora sulla rotta di montagna (OpenMigration)
La lunga marcia dei migranti verso il fronte occidentale (LaRepubblica Torino)
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