Fin dall'inizio dell’emergenza Covid ci si è trovati a fare fronte ad una serie di problematiche di gestione sanitaria ed operativa delle strutture di accoglienza per persone in condizioni di fragilità sociale, degli ospiti (italiani e stranieri) e degli operatori, con la necessità di dare risposte tempestive di tipo informativo, formativo e sul piano organizzativo.
Questa criticità ha attivato un impegno congiunto delle organizzazioni che fanno parte del Tavolo Asilo Nazionale (TA) e del Tavolo Immigrazione e Salute (TIS), con l’esigenza di coniugare l’esperienza di chi da anni è attivo nell’accoglienza e nella tutela dei diritti di migranti e rifugiati e di chi si occupa della promozione della salute e della cura di queste persone ed in genere della parte più fragile ed invisibile della popolazione.
Congiuntamente sono state inviate lettere alle Istituzioni per inscrivere nell'agenda della sanità pubblica il tema della salute di coloro che sono presenti in strutture di accoglienza come immigrati, richiedenti asilo, rifugiati, senza dimora italiani e stranieri, vittime di tratta, minori non accompagnati, ma anche coloro che vivono negli insediamenti più o meno spontanei, nei campi rom, nei ghetti o nei palazzi occupati. Per supportare questa richiesta è stato fatto un monitoraggio delle strutture d'accoglienza intorno al periodo di lockdown (aprile - maggio 2020), ripetuto nel mese di ottobre 2020.
Nella prima rilevazione è emersa in particolare la criticità dell'assenza di indicazioni istituzionali, tant'è che le strutture si sono organizzate in una sorta di "fai da te" che ha prodotto una protezione efficace degli ospiti ma ha sensibilmente ridotto la capacità d'accoglienza. La richiesta di un confronto e delle indicazioni nazionali ha fatto si che si attivasse un Tavolo istituzionale presso il Ministero della salute e fossero emanate delle prime Indicazioni ad interim certamente da aggiornare ed integrare.
Il secondo monitoraggio che è stato presentato il 25 febbraio 2021 [qui disponibile il video della presentazione] da una parte sottolinea ancora l'incertezza da parte istituzionale in ambito nazionale ed in particolare locale nel dare indicazioni chiare ed univoche, dall'altra il rischio che ciò possa tradursi in ritardi e lacune di tutela anche nel Piano vaccini escludendo, di fatto, una parte fragile della nostra popolazione.
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