Nuovo protocollo per l’accertamento dell’età dei minori stranieri non accompagnati

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9 luglio, raggiunto l’accordo tra Stato, Regioni e Province Autonome con l’approvazione del nuovo Protocollo per l’accertamento dell’eta’ dei minori non accompagnati.

Sul tema aveva lavorato a lungo il Tavolo Interegionale Immigrati e Servizi Sanitari della Commissione Salute della stessa Conferenza Stato Regioni, in collaborazione con le Istituzioni, le Società Scientifiche e le organizzazioni coinvolte sul tema, che aveva prodotto il Protocollo per l’identificazione e per l’accertamento olistico multidisciplinare dell’età dei minori non accompagnati approvato in Conferenza delle Regioni nel marzo 2016, accompagnato dal DPCM n. 234/16. A partire dal protocollo del 2016, in questi anni diverse buone prassi sono state attivate nei territori e nel corso delle prime sperimentazioni si è rilevato, e particolarmente apprezzato, il fatto che con esso si tentava di superare la logica operativa settoriale, indicando viceversa, una operatività cooperativa intersettoriale e interdisciplinare tra gli attori coinvolti: dall'assistente sociale allo psicologo dell’età evolutiva e/o il neuropsichiatra infantile, al pediatra e infine al mediatore culturale. Il presupposto era infatti  la volontà di accogliere e rispondere ai bisogni complessi della persona con un approccio olistico ed integrato tra le diverse professioni, avendo particolare premura nell’individuare i luoghi e i dispositivi - come la mediazione culturale- affinché tale processo fosse un passaggio all’interno di un percorso di riconoscimento di diritti. A questo impianto si affianca nel 2017 la legge 47- cosidetta ZAMPA - che dispone la determinazione dell’età di un presunto minore solo quando ci sia fondato dubbio su quanto dichiarato (art.19-bis) e dopo l’esecuzione delle altre possibili pratiche d’identificazione e quindi in extrema ratio.

Come SIMM, congiuntamente alla SIP, già ci eravamo espressi nel luglio del 2017 sugli accertamenti strumentali e su tutta la procedura - condividendo, oltre agli aspetti clinici e scientifici, gli aspetti etici e deontologici con la FNMCeO.

Il protocollo appena approvato, pur mantenendo un approccio multidisciplinare, purtroppo sembra accantonare quello olistico e ancor di più quello integrato, prevedendo il coinvolgimento sequenziale dei diversi professionisti. Tale processualità rischia di indebolire l’obiettivo prefissato, cioè quello di uniformare le prassi e garantire diritti su tutto il territorio nazionale, di rispondere a bisogni complessi della persona - in questo caso presunto minore - e sembra non poter arginare un’eventuale discrezionalità nella sua applicazione, soprattutto al fine di ridurre il margine di errore nella stima di un’età che, comunque, non sarà mai certa.

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