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Presentiamo un articolo pubblicato di recente sull'Italian Journal of Pediatrics, dal titolo: Infant Mortality in Italy: Large geographic and ethnic inequalities , che fa riferimento ai dati più recenti della mortalità infantile in Italia, segnalatoci dal Prof. De Curtis che è uno degli autori.
Mario De Curtis ha accompagnato la segnalazione che ci ha fatto con queste parole: "L’Italia, pur essendo uno dei Paesi con i più bassi tassi di mortalità infantile del mondo, presenta profonde disuguaglianze a livello regionale. A titolo di esempio i bambini nati in Calabria hanno un rischio di morte nel primo anno di vita di circa il doppio di quelli nati in Emilia Romagna. Se nel 2020 il Mezzogiorno avesse avuto la stessa mortalità infantile del Nord, oltre 150 bambini non avrebbero perso la vita. Inoltre i figli di genitori senza cittadinanza italiana hanno un tasso di mortalità infantile superiore del 60% rispetto a quelli di genitori italiani.
Si tratta di una situazione di elevato allarme e tocca un tema molto caro alla SIMM, che dalla sua fondazione ha un occhio particolarmente sensibile per le diseguaglianze in età infantile. I dati riportati in questo articolo ci paiono inaccettabili, e ci spingono ad aumentare il nostro impegno per la protezione delle condizioni sanitarie e sociali dei bambini di origine straniera nel nostro Paese, soprattutto considerando la crisi in atto del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Non a caso questo sarà uno dei temi-guida del nostro prossimo congresso nazionale di Palermo a maggio.
 

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Come evidenziato anche da recenti inchieste giudiziarie, i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in cui vengono detenute in Italia le persone migranti ritenute non in regola e in attesa di essere rimpatriate presentano gravissime criticità di gestione, di rispetto dei diritti e in particolare del diritto alla salute. Pessime condizioni igienico-sanitarie, presa in carico inadeguata di patologie acute e croniche e di problemi di salute mentale, abuso e misuso di psicofarmaci: le evidenze di questi e altri rischi per la salute delle persone migranti detenute nei CPR sono ormai tante. A livello internazionale, anche l'Ufficio Regionale Europeo della World Health Organization (WHO) ha evidenziato i rischi per la salute delle persone migranti della cosiddetta "detenzione amministrativa" attuata nei CPR. La SIMM, in collaborazione con ASGI e Rete Mai più lager - No ai CPR, lancia una campagna di presa di coscienza da parte del personale sanitario sui rischi di salute per le persone migranti detenute nei CPR italiane, e in particolare una proposta per i medici "certificatori": infatti, per essere inviate nei CPR, le persone migranti devono essere sottoposte a una "valutazione di idoneità alla vita in comunità ristretta" da parte di personale medico afferente al Sistema Sanitario Nazionale: il documento dettagliato della Campagna propone diversi elementi di riflessione e azione di sanità pubblica, medico-legali e di deontologia medica per poter aiutare i medici coinvolti a dichiarare l'inidoneità alla vita in luoghi pericolosi per la salute e patogeni quali i CPR, di fatto, sono.
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