Azioni di advocacy SIMM

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 17 giugno 2021

h 9/13.30

Non ci sono ragioni medico sanitarie alla base delle mutilazioni genitali femminili. La pratica è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite come “un irreparabile e irreversibile abuso” ed è stato definito un atto che viola i diritti umani di donne e bambine sul piano della salute e del diritto all’integrità

In questi anni, in Europa, il tema delle mutilazioni genitali femminili ha alimentato stereotipi e acceso discussioni. Nell'incontro con le donne portatrici è dunque importante che gli operatori sociosanitari siano formati non solo al riconoscimento tecnico di esse, ma anche riguardo alle aree di diffusione delle pratiche di MGF e ai significati antropologici e culturali di esse nei contesti di origine, così come alla relazione e alla comunicazione con le donne portatrici che incontrano nei contesti di servizio.

Risulta necessario interrogare i propri – dei professionisti e dei servizi - impliciti culturali e apprendere dai "saperi locali "di cui le utenti sono portatrici. Promuovere, quindi, un approccio integrato alle MGF, cercando di concentrarsi su tutto il sistema in cui questa pratica nasce e si riproduce, promuovendo un approccio di prevenzione che considera il contesto giuridico, i sistemi comunitari, l’educazione, i sistemi sanitari, i dati e la ricerca. Il posizionamento e l’impegno scelto è quello volto a ridefinire il “valore della ragazza”. Da qui, la locuzione “value of the girl” approach utilizzata dal partner di progetto - Amref Health Italia - che sa che per cambiare una tradizione bisogna iniziare dal cambiare il pensiero di chi la porta avanti da secoli. L’obiettivo è quindi quello di sostenere il ruolo dei professionisti della salute come catalizzatori nell’attivazione del processo di empowerment, in continuità con le indicazioni della carta di Ottawa.

Per iscriversi, compilare la scheda qui disponibile.

Le iscrizioni sono chiuse.

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Presentazione Position Paper
Ad Ottobre 2022, il Gruppo di Lavoro Minori Migranti (GdLM) su mandato della SIMM ha come Società Scientifica preso posizione riguardo alla Circoncisione Rituale Maschile (CRM), argomento che merita una riflessione articolata in termini religiosi/culturali, giuridici, etici, assistenziali e di sanità pubblica.

Perché occuparsi di Circoncisione Rituale Maschile?
La CRM ha assunto un particolare rilievo in Italia data la presenza significativa di famiglie di origine straniera che sottopongono i propri figli a tale procedura per motivi religiosi e/o culturali. Nel tempo l’esecuzione di questa pratica in condizioni sanitarie non idonee e da parte di persone non qualificate, ha comportato il verificarsi di gravi complicanze, tra cui il decesso di alcuni minori.

Come GdLMM siamo stati stimolati nel 2020 da Maurizio Marceca, allora Presidente SIMM a sviscerare l’argomento e a prendere una posizione come SIMM relativamente all’esecuzione della CRM nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), che salvaguardi la tutela della salute e il rispetto del supremo interesse del minore.

A tal fine è stata eseguita una completa e puntuale raccolta, valutazione e sintesi di normativa di riferimento regionale e nazionale, di indicazioni operative e progetti sperimentali prodotti da società scientifiche nonché di documenti di riferimento prodotti da Enti istituzionali nazionali ed europei.
La position paper è stata successivamente elaborata con il contributo di tutti i membri del gruppo di lavoro, e dopo un lungo processo di revisione è stata inviata e approvata dal CDP della SIMM.

In Italia, come è emerso da un’indagine conoscitiva coordinata dal GdS Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Migrante della Società Italiana di Pediatria, la possibilità di eseguire la CRM in ambiente sanitario protetto per il minore risulta ad oggi molto diversificata e solo nel corso degli ultimi anni c’è stata una presa di coscienza del problema da parte di alcune regioni.

Il GdLMM della SIMM ritiene che il SSN debba assicurare il rispetto della tutela della salute e del supremo interesse del minore, garantendo la CRM secondo un’ottica improntata al concetto di riduzione del danno. Auspica inoltre che la varietà di offerta assistenziale relativa alla CMR, esistente tra le Regioni,possa essere superata e armonizzata da direttive nazionali, mirate a creare una cornice chiara e lineare all’interno della quale possano essere definiti percorsi assistenziali omogenei che, pur mantenendo adeguati criteri di efficacia/efficienza, garantiscano la pratica della CRM in sicurezza e con oneri sostenibili da parte delle famiglie.

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30 luglio 2021

La mancanza di una campagna informativa specifica e mirata crea una bassa propensione ad aderire all’eventuale offerta vaccinale. Per tale motivo, le organizzazioni che fanno parte del Tavolo Immigrazione e Salute (TIS) e del Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI) chiedono (vedi lettera allegata) al Ministro della Salute e ai Governatori delle Regioni:

1) di assicurare gli opportuni strumenti amministrativi e tecnologici (con particolare riferimento ai portali regionali), in ciascuna Regione e Provincia Autonoma, per garantire l’effettiva possibilità di poter accedere alla vaccinazione a tutte le categorie di cittadini presenti sul territorio, indipendentemente dalla posizione giuridico-amministrativa nei confronti del SSN;

2) di garantire, anche attraverso le associazioni del Terzo Settore e le istituzioni locali, una campagna informativa multilingue in grado di veicolare le corrette informazioni alle diverse comunità migranti.

Da una indagine (vedi dossier allegato) condotta dai suddetti tavoli a maggio 2021 con l’obiettivo di intercettare eventuali sacche di resistenza o perplessità tra gli ospiti delle strutture di accoglienza, risulta che quasi il 60% delle persone ospitate in tali strutture (migranti, ma anche italiani senza dimora) non sono inclini ad aderire alla vaccinazione anti-COVID-19. Infatti una percentuale importante di persone ospiti (circa il 37%) ha manifestato una indisponibilità a essere vaccinata e un’altra percentuale non trascurabile (circa il 20%) ha espresso dubbi ed esitazioni al riguardo (la cosiddetta esitazione vaccinale).

Il ritardo nell'offerta dei vaccini all'intera popolazione presente in Italia (indipendentemente dallo status giuridico della persona e dalla regolarità amministrativa), l'ambiguità su chi, come e quando vaccinare, ha prodotto una incertezza diffusa tra la popolazione che sta creando preoccupanti resistenze. Per tali motivi si chiede alle Istituzioni nazionali e alle Amministrazioni locali, un reale cambio di passo per garantire in modo diffuso, equo ed inclusivo, l'offerta vaccinale (e la relativa "certificazione verde") anche alle persone in condizione di fragilità sociale e debolezza amministrativa (vedi: "Gli invisibili ed il diritto al vaccino”).