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Di Sandro Spinsanti abbiamo già parlato sul sito della SIMM tempo fa, quando recensimmo il suo precedente volume, “La Medicina Salvata dalla Conversazione”. Oltre a essere un grande esperto di bioetica (e in questo suo ruolo ha offerto con generosità la sua consulenza anche alla redazione del codice etico della nostra società, di cui è amico da decenni), si è molto dedicato, in anni recenti, a studiare gli effetti della comunicazione nelle relazioni di cura.
Da quest’attività è nata una trilogia di volumi dedicata alla relazione di cura. Il primo di questi testi parla della medicina narrativa (La medicina vestita di narrazione), il secondo affronta il tema delicato e sensibile del fine vita, cui Spinsanti ha dedicato una parte rilevante della sua attività di ricercatore, di autore e di formatore (Morire in braccio alle Grazie), tema particolarmente attuale dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale che, supplendo alla latitanza del Parlamento, ha definito alcuni criteri per assistere gli ammalati gravi che decidono di porre fine alla propria esistenza; il terzo volume (La Medicina Salvata dalla Conversazione), infine, è dedicato al valore della conversazione nella relazione di cura.

Questo nuovo impegno editoriale completa la produzione di Sandro Spinsanti sul tema entrando nel merito della tecnica comunicativa. È qualcosa di cui noi medici, a mio parere, abbiamo necessità.

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Categorie: News Tavolo Asilo e Immigrazione

Il 2 novembre, se il governo italiano non interverrà per annullarlo, verrà automaticamente rinnovato - attraverso il tacito assenso previsto dall’articolo 8 dell’accordo - il Memorandum con la Libia.

Nonostante un testo molto generico, il Memorandum è servito soprattutto ad addestrare e fornire mezzi alla cosiddetta Guardia costiera libica (formata da milizie private) per fermare e riportare sulla terraferma libica i migranti imbarcati che tentano di raggiungere le nostre coste e finanziare quelli che il documento chiama «centri di accoglienza» in Libia. Il governo italiano non ha mai comunicato quanti soldi abbia speso per la cosiddetta Guardia costiera libica, né per i centri di detenzione: secondo un calcolo della ong Oxfam sono stati in tutto 150 milioni di euro: 43,5 nel 2017, 51 nel 2018 e 56 nel corso del 2019. A questi fondi vanno aggiunti quelli arrivati dall’Unione Europea, cioè 91,3 milioni per finanziare la Guardia costiera e altri 134,7 milioni per migliorare le condizioni dei migranti.

Con una lettera congiunta le organizzazioni del Tavolo Asilo che si occupano dei diritti dei migranti chiedono al Governo e al Parlamento italiano di annullare immediatamente il memorandum  del 2017 e i precedenti accordi con il Governo libico.

Anche ventiquattro parlamentari di Pd, Italia viva, Leu, Più Europa e del gruppo misto - assieme alle alle organizzazioni del Tavolo Asilo Nazionale - chiedono di «sospendere con effetto immediato gli accordi attualmente in essere che riguardano il supporto ed il coordinamento della Guardia Costiera libica e la gestione dei centri di detenzione per migranti e che contestualmente avvii la dismissione della Missione di Supporto alla Guardia Costiera Libica»

La SIMM ritiene inaccettabile essere complici di crimini gravi di diritto internazionale e violazione dei diritti umani , e inoltre chiede - insieme alle altre associazioni -  l’immediata evacuazione dei centri di detenzione per migranti, garantendo loro la necessaria assistenza e protezione, sotto l’egida della comunità internazionale, l’avvio di un programma efficace di ricerca e salvataggio in mare a livello nazionale ed europeo e canali di ingresso regolari, in modo che le persone non siano più costrette ad affidarsi ai trafficanti e a rischiare la vita nel tentativo di fuggire dall’inferno libico.

Vedi la Conferenza stampa del 31 ottobre.

*Aggiornamento (30 ottobre): il ministro degli esteri Luigi Di Maio, parlando alla camera, ha confermato che il Memorandum di intesa non sarà revocato, ma che saranno chieste delle modifiche per migliorarlo.Per apportare delle modifiche Di Maio ha detto che convocherà “una riunione della Commissione congiunta italo-libica, prevista dall’articolo 3 del memorandum”. Il ministro ha spiegato che “in particolare dovremmo favorire un ulteriore coinvolgimento dell’Onu, della comunità internazionale e delle organizzazioni della società civile per migliorare l’assistenza ai migranti salvati in mare e le condizioni nei centri, alla luce del fatto che la Libia non è firmataria della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato del 1951”. 

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CHE EFFETTO FANNO I 14 MESI DI SALVINI AL VIMINALE
di Lorenzo Borga
Il Foglio, 9.9.2019

L’articolo di Borga rilegge con sintetica efficacia gli effetti di poco più di un anno di Ministero degli Interni nelle mani di Salvini: “l’invasione immaginaria di stranieri, l’aumento di irregolari dovuto al decreto sicurezza, il flop dei ricollocamenti in Europa, l’errore di abbandonare il tentativo di riforma del trattato di Dublino, l’effetto quasi nullo che l’immigrazione se ben gestita produce sulla criminalità”.

Ecco punto per punto le considerazioni del giornalista, che appare a noi esperti della questione assai ben documentato:

  1. Gli Sbarchi: sotto Salvini, si sono ridotti di circa 31.000 unità, ben poco rispetto al lavoro di Minniti che in tempi più brevi li aveva ridotti di 143.000 unità. Inoltre ha aumentato la pericolosità del viaggio, triplicando il rischio di mortalità (dal 2% al 6%) per chi tenta la traversata. Non si può dire a stretto rigore che abbia aumentato i morti in mare, perché i numeri assoluti sono più bassi, ma indubbiamente ha provocato un aumento del rischio, oltre che dei pericoli e delle sofferenze dei profughi; e “per un risultato nei fatti limitato, e in una situazione che non rappresentava più un’emergenza”.
  2. I ricollocamenti: Salvini, con i suoi metodi, è riuscito a ottenere il ricollocamento solo del 6,2% dei migranti sbarcati, un risultato non molto diverso da quello dei governi precedenti e comunque molto scarso. Inoltre con sforzi maggiori, enorme conflittualità sia interna che esterna al paese e ancora una volta a prezzo di “sofferenze umane provocate a centinaia di persone rimaste in attesa in mare per giorni, talvolta settimane, in condizioni inaccettabili”.
  3. Le espulsioni: “L’impegno serio e concreto deve essere quello di fare 100.000 espulsioni all’anno, mezzo milione di clandestini riportati al loro paese in 5 anni” dichiarava Salvini nel novembre del 2017. In un anno, con Salvini agli Interni, sono stati espulsi 6.500 irregolari: 93.500 in meno rispetto alle promesse... Riuscendo, tra l’altro, a fare peggio anche del precedente governo Gentiloni.
  4. Criminalità: nel rapporto di quest’anno, a Ferragosto, Salvini ha vantato questi risultati: “-14% di omicidi, -16,2% di rapine, -11,2% i furti. Sembra tanta roba, ma vale la pena di leggere i dati in prospettiva, Nel rapporto precedente, quello del 2018, gli omicidi presentavano un segno meno del 14%, le rapine dell’11% e i furti dell’8,7%. L’anno prima: omicidi -15, rapine -11,3, furti -10,3. Nel 2016 -11.3% gli omicidi, -10,7 le rapine e poco meno del meno 10% i furti” e così via, anno dopo anno. “I dati presentati con orgoglio da Salvini non sono una novità, ma piuttosto una conferma di un trend positivo in atto di cui l’ex ministro si è accorto solo una volta al governo, cioè nel momento in cui se ne sarebbe potuto assumere il merito”.
  5. Irregolarità: come effetto dell’abolizione del permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, a giugno scorso “gli stranieri irregolari erano 18 mila in più rispetto a quanto sarebbero stati senza l’approvazione del decreto sicurezza”.

Come si vede, i risultati in quello che è stato il principale (se non quasi esclusivo) campo di battaglia dell’ex ministro sono stati molto modesti, quando addirittura non opposti a quanto da lui auspicato. Inoltre, alcune delle misure da lui decise sono state impugnate davanti alla Corte Costituzionale, e potrebbero prossimamente decadere.
L’autore dell’articolo conclude che “l’eredità che Salvini lascia al suo successore è pesante” e continua: “probabilmente è questa l’eredità vera di Salvini: non poter più affrontare l’immigrazione come un fenomeno con una possibile soluzione razionale e regolabile, e non solo ragionando per assoluti. Un lascito molto grave per un ministro”.

Personalmente non sono altrettanto pessimista. Il lascito di tanta dimostrazione di incompetenza ha certamente intossicato il dibattito pubblico, e ci vorrà tempo per ricondurre la discussione a un ambito civile, ma ci riusciremo: le tendenze demografiche e il futuro del paese lavorano per noi, avendo sempre più bisogno di immigrati per mantenere popolata la nostra Italia, e contando su giovani generazioni meno sensibili ai richiami razzisti. Soprattutto, la verità lavora per noi. La rapida e spettacolare fine dell’esperienza ministeriale del soggetto in questione non è probabilmente estranea alla mediocre qualità dei risultati da lui raggiunti.

Rimbocchiamoci le maniche e ricominciamo, con pazienza, a costruire un futuro civile per noi e per i nostri figli, secondo le tradizioni ormai trentennali della nostra SIMM: ci riusciremo senz’altro.