Recensione all'ultimo libro di Sandro Spinsanti: "LA MEDICINA SALVATA DALLA CONVERSAZIONE"

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Sandro Spinsanti è uno dei più noti esperti italiani di bioetica, materia che ha insegnato a lungo e tuttora insegna nelle università e nei numerosi corsi di formazione che tiene in ospedali e aziende sanitarie in tutto il paese. La sua competenza e il suo prestigio l’hanno portato a essere membro del Comitato Nazionale per la Bioetica e di numerosi comitati etici per la ricerca; è un caro amico della SIMM fin dai primi tempi, e ha generosamente offerto la sua consulenza anche nella redazione del nostro codice etico.
Questo suo recente libro conclude idealmente una trilogia dedicata alla relazione di cura, i cui precedenti volumi sono stati dedicati alla medicina narrativa (La medicina vestita di narrazione) e al tema del fine vita, cui Spinsanti ha dedicato una parte rilevante della sua attività di ricercatore, di autore e di formatore (Morire in braccio alle Grazie).

“La Medicina Salvata dalla Conversazione” è dedicato al valore della conversazione nella relazione di cura, un tema che incarna a mio parere uno dei grandi paradossi dell’arte medica contemporanea. La medicina conosce infatti molto bene la potenza della relazione nell’influenzare gli esiti delle terapie, tanto è vero che i farmaci possono essere immessi in commercio sono dopo essere passati attraverso rigorose prove di efficacia tra i cui requisiti vi è la metodica a “doppio cieco”: non solo infatti il paziente non deve sapere se prende il farmaco da testare o il placebo (o un farmaco noto di riferimento), ma non deve saperlo neppure il medico o l’infermiere che lo somministra, perché questa semplice conoscenza potrebbe interferire anche di molto sui risultati.
Il paradosso è che mentre questa rilevanza della relazione sulla cura è ben conosciuta, la medicina sembra in buona parte rinunciare a sfruttarla, non cogliendone le numerose opportunità.

L’agile testo di Sandro Spinsanti ci aiuta a colmare questa lacuna. È un volume che definirei didattico: esso comincia infatti con una breve introduzione all’etica in medicina, con i suoi punti di forza e anche i rischi che comporta, in modo che chi non ne avesse dimestichezza possa senza difficoltà seguire il seguito del volume. L’autore considera poi i differenti significati che nella relazione di cura assumono i verbi “informare”, “comunicare” e “conversare”, anche tenendo presente le inevitabili influenze della normativa su consenso informato alle cure eccetera. La conversazione è declinata nello specifico della relazione di cura sanitaria, se ne analizzano le caratteristiche, le implicazioni deontologiche e gli effetti nella pratica dell’incontro tra personale sanitario e pazienti.
La conclusione cui Sandro Spinsanti giunge è che la conversazione in medicina è un’arte che richiede di essere coltivata e curata, per la quale non esistono regole certe o procedure definite una volta per tutte, che si deve basare su un profondo reciproco rispetto dei conversanti in un clima di lealtà e trasparenza.
In altre parole, la conversazione efficace nell’assistenza sanitaria può esser tale solo all’interno di una relazione paritaria: la differenza di ruoli tra medico e paziente non deve interferire con la loro eguaglianza di esseri umani, sia che si trovino nel ruolo di ammalato, sia in quello di chi presta le cure. Eguaglianza che si esprime con lealtà, trasparenza di pensiero, onestà di intenti e rispetto reciproco.

Come in genere succede quando sappiamo porci in relazione in modo da valorizzare in pieno l’altrui e la nostra dignità di persone, i vantaggi sono reciproci: non solo l’ammalato cioè se ne gioverà, ma anche noi sanitari, che abbiamo il privilegio di esserci scelti una professione che si occupa con tanta profondità e tanta intimità dei nostri simili.
Tra i capitoli del libro sono inframmezzati, a far da contrappunto, brani letterari commentati (da Cechov a Euripide, passando per Achille Campanile e altri), a ricordarci che l’arte, la sapienza e la curiosità umane percorrono da sempre queste tracce, perché, come diceva Terenzio, Homo sum, humani nihil a me alienum puto: poiché sono un uomo, non considero nulla di ciò che è umano estraneo a me.
Il linguaggio semplice e spesso divertente rende gradevole la lettura di un testo profondo e arricchente per tutti noi professionisti della cura.